Ravioli dolci di carnevale
- Bakerytales
- 7 feb 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 10 mar 2021
Questo dolce é tipico del carnevale romano. L’impasto del raviolo è identico a quello delle frappe - o delle chiacchiere o cenci - e la ricotta é colorata di rosa attraverso l’alchermes. A chi piace si possono aggiungere anche scaglie di cioccolato nel ripieno ma l’accostamento cioccolato fondente e alchermes a me non piace molto.
Di seguito gli ingredienti per 50/60 ravioli
Per l’impasto
350 g di farina 00
2 cucchiai di zucchero
40g di burro
1 bicchierino di vino bianco
1 pizzico di sale
1 uovo intero e 1 rosso
Per il ripieno
300g di ricotta
3 cucchiai di zucchero
1/2 bicchierino da caffè di alchermes
1 lt di olio di semi di arachide per la frittura
Per prima cosa si lavora l’impasto facendo una fontana con la farina e lo zucchero e il cucchiaino di sale - precedentemente amalgamati - alla quale si aggiungono uova e burro e il bicchierino di vino. Si lavora fino ad ottenere una palla liscia che si lascerà riposare qualche minuto coperta da una scodella.
Nel frattempo si lavora con le fruste la ricotta e lo zucchero con l’alchermes finché lo zucchero non sarà completamente sciolto.
Il procedimento dei ravioli dolci è uguale a quelli salati. Si tirano le strisce di pasta (per chi ha la nonna papera lo spessore deve essere 2) e si tagliano i ravioli.
Si friggono i ravioli in olio di semi di arachide finché non risultano dorati su entrambe i lati.
Cospargere di abbandonante zucchero a velo.
Il carnevale è per antonomasia il periodo dell’allegria, della spensieratezza, dell’immaginazione. Si può essere chi si vuole grazie al travestimento. È anche l’occasione, almeno una volta l’anno, di tornare bambini. Ed é proprio una filastrocca imparata alle elementari che mi viene in mente ogni anno. I versi di Rodari, insegnamenti preziosi, che raggruppano tutte le maschere italiane le quali, donando ciascuna la propria caratteristica, creano il vestito tutto colorato di Arlecchino. Un abito fatto di tante parti diverse che unisce un paese intero!
Per fare un vestito ad Arlecchino
ci mise una toppa Meneghino,
ne mise un'altra Pulcinella,
una Gianduia, una Brighella.
Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano,
qualche macchia di vino toscano.
Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.
Disse allora Balanzone,
bolognese e dottorone:
"Ti assicuro e te lo giuro
che ti andrà bene il mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l'altro bolletta".


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